Giovanna Sanseverino: La Donna che volendo tutto poteva
mercoledì 10 marzo 2021
Era il 1420 quando Giovanna Sanseverino di Bisignano, contessa di Diano (Teggiano) si sposa con Giovanni Sanseverino conte di Marsico e Fu lei che alla morte del marito Giovanni (1445) governò la contea e assunse la tutela del figlio Roberto I, vedendolo dopo, principe di Salerno, vicerè dei Principati Citra e Ultra, Basilicata e Calabria e Grande Ammiraglio.
Il patrimonio della famiglia s’era ricostituito, soprattutto per merito della saggia e virile madre che riceve le lodi dal re Ferrante: “la casa vostra è grande, niente de meno io spero di aumentarla e onorarla …”.
“Giovanna, rimase sola con i figli e con gran cura li nutrì e li fornì di ogni altra cosa; infatti era sia frugale che sobria e, poiché era di animo più elevato e nobile della norma del sesso femminile, volle far vedere di poter fare le veci sia del padre che della madre, educando Roberto allo studio e alla fedeltà verso il re”. (Pontano, De bello napoletano)
L’educazione che la madre aveva impartito gli aveva dirozzato l’originaria stoffa di soldato: egli rappresenta il tipo di barone evoluto, sensibile alla bellezza, buon parlatore, amante non solo della caccia ma anche delle lettere e delle arti.
Deceduto Roberto I, prese le cure del nipote Antonello, seguendolo nella parte antiaragonese all’epoca della “congiura dei baroni”. Nel 1474, il nuovo principe di Salerno contava quattordici anni ed era sotto la tutela della nonna Giovanna; di lì a cinque anni si sposava con Costanza, figlia di Federico da Montefeltro, da cui ebbe l’erede Roberto II. Per la politica antifeudale del re Ferrante e di Alfonso duca di Calabria, Antonello e la nonna Giovanna diventano artefici della congiura dei baroni.
Fu proprio a seguito della malaugurata congiura che si arrestarono in Castel Nuovo a Napoli tutti i Sanseverino, a cominciare dal bimbo Roberto II, di appena due anni, fino alla più che ottuagenaria contessa Giovanna, nella quale si cominciava finalmente a scorgere l’autentica mente della congiura, ed anzi l’esponente della sua ala più intransigente e combattiva: “ la peggiore di tutti e aveva saputo ogni cosa e se l’avesse voluto, poteva ovviare a molti mali e inconvenienti, dove li aiutava e nutriva”.
Giovanna fu simile al marito e Porzio giustamente ha scritto che fu:” donna sopra ogni credenza prudente e virile, la quale assai tempo sopravvissuta al marito fresca e bella, gli appetiti femminili con sì fatti pensieri vinse e debellò”.
Il piccolo Roberto II, sotto custodia della bisnonna, rimaneva completamente solo, alla morte di Giovanna (1491), deceduta in Castel Nuovo o per vecchiaia, o di crepacuore, oppure per mano del carnefice.
Testi: Giuseppe Pizzo